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1 Settembre 2007

Anteprima

DIMMI TAKADIMI!

Teoria e pratica del sistema ritmofonetico “Ta Ka Di Mi”

in allegato DVD didattico

Capitolo I

Introduzione al Takadimi

1.1

Il TAKADIMI è un insieme di tecniche ritmofonetiche, di origine indiana, con specifiche valenze musicali, musicoterapeutiche, logopediche, psicomotorie e pedagogiche.

In ambito scolare e pedagogico il suo uso è particolarmente indicato per favorire e migliorare le facoltà di attenzione, concentrazione, assimilazione, memorizzazione e ripetizione: in questo senso è rivolto agli aspetti fondamentali della cosiddetta “intelligenza operativa”, indispensabile per una buona resa scolastica.
Per intelligenza intendiamo qui il prestare attenzione per concentrarsi su quello che si fa, si sente, si vede, si legge, si percepisce; quindi la capacità di assorbire e interiorizzare ciò su cui abbiamo posto la nostra attenzione. Dopodiché la capacità di trattenere ciò che abbiamo assorbito e – cosa molto importante – di rilasciare a piacimento ciò che si è trattenuto, soprattutto quando ci viene richiesto come prestazione.
Risulta molto utile nel lavoro con soggetti iper-attivi, con scarsa capacità di restare sul compito per tempi significativi.
Migliora l’acquisizione e la pratica del calcolo matematico, facilita il rafforzamento delle sinapsi neuronali del cervello favorendo i collegamenti fra i due emisferi.
Migliora in generale l’umore e l’autostima ed è un valido ausilio nell’apprendimento scolare in generale.

In ambito prettamente musicale, è propedeutico alla percezione e acquisizione del senso ritmico, della divisione delle misure e delle battute, permettendo di prendere in breve tempo dimestichezza con le strutture più complesse, con particolare riferimento ai tempi dispari (3/4, 5/4, 7/4, 9/4 ecc.). Permette una più facile e veloce traduzione degli schemi ritmici appresi, su di uno strumento (sia espressamente percussivo che melodico).

Associato all’uso di strumenti percussivi (dal semplice tamburo fino alla più complessa batteria) è un ottimo mezzo per lo scarico motorio e psicofisico, indicato nello smaltimento dei cosiddetti “accumuli emotivi”.
Sempre a livello psicomotorio, facilita l’acquisizione dello schema corporeo e del coordinamento degli arti. Migliora la postura ed ha un’azione benefica a livello della struttura ossea e muscolare. Agisce inoltre favorevolmente sulla circolazione sanguigna.

In ambito logopedico è un valido supporto nella correzione di quelle problematiche relative all’apparato fono-articolatorio, tali da compromettere o limitare le capacità vocali ed espressive (afasie, balbuzie, difficoltà di pronuncia e verbalizzazione ecc.).
Nel settore della disabilità, soprattutto se applicato nei primi anni di vita, risulta molto indicato per rinforzare la muscolatura dell’apparato oro-faringeo, spesso debole in taluni soggetti, come i down, consentendo di ovviare alle difficoltà verbali che sono altrimenti destinate a manifestarsi in seguito in modo marcato.

A livello ludico, infine, oltre a garantire un momento di svago e divertimento, favorisce lo scambio empatico inducendo la socializzazione e aprendo canali comunicativi di tipo non-verbale.

Il Takadimi, includendo una scala graduata di livelli di difficoltà, ha il grande pregio di poter essere applicato ad una vasta gamma di utenti: dai bambini in età prescolare, a tutti gli studenti della scuola dell’obbligo, ai portatori di deficit psicofisici, agli anziani. Risulta validissimo nel training dei musicisti professionisti, sia in ambito classico che jazz o folk, così come dei dilettanti.


1.2

I fonemi impiegati nella tecnica del Takadimi fanno parte di quella più vasta gamma di vocaboli-suono (detti “bols” o "konokol"), che vengono abitualmente utilizzati dai musicisti indiani per memorizzare e assimilare meglio le complicate strutture ritmiche da suonare con le tabla, nell’accompagnamento di un “raga” (la composizione tipica della musica classica indiana).
Non hanno un significato (originariamente simulano in senso onomatopeico le diverse sonorità ottenibili percuotendo lo strumento ritmico); ma hanno però la proprietà di coinvolgere particolari strutture dell’apparato fonoarticolatorio, che vengono così sollecitate ed allenate per una migliore resa fonetica. A questo aspetto sonoro e vibratorio se ne aggiunge un altro, che possiamo definire fisico- motorio, in quanto alla produzione verbale dei fonemi si accompagna il movimento di tutto il corpo, a partire dagli arti superiori (braccia, avambraccia, mani, dita) e inferiori (gambe, ginocchia, pianta di piedi); viene poi coinvolto tutto il tronco, il bacino, il collo e la testa.
E’ da tener presente poi che il battito delle mani va effettuato in perfetta sincronia con la produzione sonora del fonema: per alcune persone questo costituisce già un problema ed è sintomo di un non corretto coordinamento psicomotorio.

Sicuramente il ritmo è uno degli elementi fondamentali di qualsiasi tipo di musica e di terapia. Senza di esso non si può neanche parlare di musica.
Il ritmo ha un’importanza enorme nella vita di ogni essere umano. Tutta la vita è regolata dal ritmo: l’alternarsi del giorno e della notte, così come delle stagioni, il corso degli astri e dei pianeti. Ogni cosa è regolata con un preciso ritmo ciclico. Noi tutti abbiamo il ritmo dentro ogni cellula dell’organismo, ancor prima di vedere la luce del sole con la nascita. Le pulsazioni del cuore sono il nostro metronomo naturale, e dalla loro corretta frequenza dipendono il nostro stato di salute, il nostro umore e la vitalità. Il battito del cuore della madre, che segue un ritmo ternario come molte ninna nanne, riesce a tranquillizzare e calmare il bambino quando è nervoso.
Ogni persona ha un proprio ritmo individuale, unico: quando questo ritmo si altera, a causa di un’emozione o di un problema fisico o psicologico, nascono i disagi e stiamo male. Bisognerebbe sempre essere nel proprio ritmo naturale per fare qualsiasi attività con minor sforzo e maggior efficacia. E’ poi importante riuscire ogni tanto a spezzare il ritmo, introducendo le pause: ciò contribuisce ad evitare la monotonia e a rendere più interessante quel che si fa. Questo vale nella musica così come nella vita comune.


ESEMPIO DI ESERCIZIO ESTRATTO DA UN SEMINARIO





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