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1 Settembre 2007

NADA YOGA intro Il Mantra OM


ricmisto@gmail.com cell. +39 328 2074908 * cell. +39 340 5415084 - Tel.+39 049 600491 - Via T. Vecellio 77, 35132 Padova (Italy)

Il Mantra OM è il più importante e antico mantra che la tradizione Hindu ha elaborato più di cinquemila anni fa. Per "mantra" si intende una particolare vibrazione che ha la proprietà di muovere e convogliare in specifici punti del corpo fisico, psichico ed eterico, l'energia vitale del Prana, producendo così determinati mutamenti dello stato di coscienza, tali da indurre consistenti modificazioni nei diversi piani di esistenza. Nel mantra non vi è niente di magico o di mistico, ma soltanto il prodursi di effetti psico-fisici su basi rigorosamente logico-matematiche.

Ciò non esclude che il mantra Om sia investito anche di aspetti più specificatamente "religiosi": il culto Ganapatya (in seguito assorbito nell'Induismo) ritiene che OM, o il Mantra Pranava come viene chiamato il simbolo di questa deità - si incarni nella forma di Ganesha (metà uomo e metà elefante), comunemente chiamato anche Ganapati o Vinayaka. Simbolicamente Ganesha è colui che rimuove gli ostacoli, e tale definizione ben si ricollega con lo scopo fondamentale del mantra OM, che è appunto quello di rimuovere l'ostacolo dei blocchi energetici emotivi. Anche da un punto di vista grafico, il simbolo dell'OM è una stilizzazione dell'elefante.

Etimologicamente la parola mantra deriva dalla combinazione delle due parole sanscrite manas (mente) e trayati (liberare). Il mantra si può quindi considerare come un suono in grado di liberare la mente dai limiti che ne restringono la portata.

Il mantra permette di raggiungere quel particolare livello della mente, detto mente pura e primitiva, cioè non condizionata dall'emotività o dalla eccessiva intellettualità, fattori questi che riducono e limitano il potenziale energetico dell'essere umano, ostacolando e rallentando il completo fluire delle correnti elettromagnetiche. I mantra sono suoni molto potenti, che rilasciano grande energia all'interno del corpo fisico, e a quel punto qualcosa succede anche alla mente. I suoni dei mantra non hanno necessariamente un significato, sono semplicemente vibrazioni sonore energetiche.

I Mantra sono stati composti, nei tempi antichi, da veggenti che conoscevano i segreti del potere dei suoni. Essi hanno formulato delle sillabe simboliche, unite da alcune leggi codificate nel Libro delle Formule Ermetiche, il Mantra Shastra. Il senso è sempre mlteplice e profondo, e allorché i mantra sono legati alla loro origine dalla catena ininterrotta dell'iniziazione, diventano infallibili.

Esistono dei mantra adoperati per vari scopi: il maggiore dei mantra è la sillaba sacra OM, che rappresenta l'aspetto più elevato ed astratto del divino. La ripetizione ritmica di un mantra si chiama japa.
Esiste una serie di mantra detti cavacians, che danno una particolare protezione mentale, una specie di armatura che, rinforzando il campo elettromagnetico, agiscono da schermo alle vibrazioni negative provenienti da fonti cosmiche (macchie solari, influenze astrali planetarie ecc.), meccaniche (radiazioni elettromeccaniche di elettrodomestici, computers ecc.) nonché psichiche.

Si distinguono tre tipi fondamentali di mantra: innanzitutto il beeja mantra (seme), costituito da un solo fonema, come nel caso dell'OM. Vi è poi il pada mantra, basato su di una singola parola. Infine il mala mantra (ghirlanda), formato da una serie di parole messe assieme.

I suoni stessi delle note musicali indiane (SA RI GA MA PA DHA NI) sono considerati "mantrici", in quanto hanno la proprietà di indirizzare l'energia vibratoria in particolari e specifici punti del corpo fisico. Associati poi ad una dterminata altezza (frequenza) e rapportati alla nota tonica di base, vengono arricchiti di un valore psichico-emotivo in grado di muovere la coscienza, aiutando così il processo di pulizia dei cosiddetti blocchi emotivi.

Esiste anche la possibilità di rappresentare un mantra con una forma grafico-geometrica, detta Yantra. Tale forma, per il mantra OM, è rappresentata dal cosiddetto Sri Yantra:si tratta di una composizione concentrica nonupla, cioè con nove componenti, fra cui una serie di triangoli. Quattro con la punta verso l'alto (vahni), che rappresentano la polarità mascolina, e cinque con la punta verso il basso (shakti), simbolizzanti l'energia femminile.

Per qualsiasi tipo di mantra, affinché si producano gli effetti associati, sono necessarie specifiche prerogative essenziali che possiamo riassumere in: esatta pronuncia fonetica dei suoni, giusta intonazione melodica e corretta ripetizione ritmica. Senza l'osservanza di queste regole basilari, non si avrà alcun effetto. Ciò spiega la necessità di un apprendimento diretto da una fonte autorevole che sola, attraverso l'insegnamento orale secondo la tradizione maestro-discepolo, può garantire i risultati per cui il mantra è stato ideato.

Nel mondo occidentale, ma ormai anche nella stessa India, si è via via persa l'originaria conoscenza di questa materia, tanto che oggi non si sa più neanche perché si recita un mantra, e ancor meno la sua esatta formulazione. Il Mantra OM non è più intonato correttamente e per i fini originari: si è persa l'esatta cognizione di tutto il sistema, e i vari maestri yoga non sanno assolutamente recitare il mantra nel giusto ed efficace modo, storpiandolo e adattandolo senza alcuna cognizione di causa.

Grazie agli studi del prof Vemu Mukunda, che ha saputo far rivivere l'antica scienza del mantra, si è oggi ancora in grado di conoscere l'esatta pronuncia e intonazione del mantra OM: dalla scomposizione nei tre suoni AUM alla corretta esecuzione ritmico-melodica, all'alternanza della modalità ahata (con vibrazione acustica) con quella anahata (solo mentale), fino all'associazione del suo canto con la frequenza corrispondente alla propria Nota Tonica , il suono base che caratterizza ogni individuo. Solo il rispetto di questi importantissimi parametri permette di far scaturire gli effetti di questo mantra, indirizzati alla pulizia dei blocchi emotivi e alla trasformazione e conversione dell'energia stagnante, da utilizzare per fini creativi e autoterapeutici.

Nei miei seminari e corsi di Nada Yoga, che seguono rigorosamente i principi e i fondamenti esposti dal maestro Mukunda, si può apprendere l'esatta pronuncia e la corretta tecnica di questo come di altri mantra, sempre legati all'originaria formulazione e al loro scopo specifico. Solo dall'apprendimento diretto si potranno capire e riprodurre esattamente queste antichissime e potenti vibrazioni, in cui è racchiusa tutta la scienza dei Veda.

A SCUOLA DA MUKUNDA: ESTRATTO DA UN SEMINARIO DI NADA YOGA

1. SPIEGAZIONE DEL MANTRA "OM GAM KLIIM"


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NADA YOGA intro Vemu Mukunda


ricmisto@gmail.com cell. +39 328 2074908 * cell. +39 340 5415084 - Tel.+39 049 600491 * Via T. Vecellio 77, 35132 Padova (Italy)

La tradizione storica ci ha dato due sistemi di sofisticata musica indiana: Hindustani al Nord e Karnatak al Sud. La ricchezza di entrambi gli stili di musica è stata rivelata al pubblico statunitense, russo ed europeo, attraverso i virtuosismi di Shri Vemu Mukunda.

Vemu Mukunda nacque in India l'11 Marzo 1929 a Bangalore e morì a Londra il 4 Febbraio 2000.
Fu un brillante studente universitario in India. In seguito si recò in Scozia per un corso di specializzazione post laurea.
Si stabilì quindi in inghilterra, dove trovò lavoro nel campo della Fisica Nucleare.

Proveniente da una famiglia con una ricca tradizione musicale, Vemu aveva imparato a suonare la Veena sotto la guida di A.S.Chandrasekharah, nipote del grande innovatore della musica Karnatak Seshanna nella città di Mysore. aveva suonato anche con vari maestri Hindustani ed appreso il Pallavis da Chittor Subramaniam.

Vemu Mukunda aveva abbandonato una promettente carriere in ingegneria nucleare per seguire la sua passione per la musica, come un gradino verso la realizzazione musicale. In india era stato invitato a suonare al "Sancta Santorum" del Tempio Venkateswara a Tirupati, raro evento che ci dà la misura del consenso accordatogli nel suo Paese d'origine.

Solitamente Vemu Mukunda arrivava dall'India in maggio per risiedere, con i suoi percussionisti di Bangalore, a Londra, dove restava fino a dicembre per far fronte ai suoi ingaggi in occidente, accettando concerti, conferenze, programmi radio e TV.

Oltre a tenere concerti, conduceva ricerche, corsi e seminari sull'effetto del suono e della musica sulla mente e sul corpo.
Grazie ai suoi studi, che si basavano su antichi testi e trattati Hindu sul suono, aveva sviluppato e tramandato il Nada Yoga, la branca della scienza yoga sulla vibrazione, rendendo questa disciplina fruibile anche dall'uomo occidentale.
Con le tecniche da lui ideate era riuscito a far conoscere ai suoi allievi e pazienti il corretto uso del Mantra OM, che permette la rimozione dei blocchi emotivi e la trasformazione e conversione dell'energia inutilizzata, a tutto vantaggio della pulizia della mente.

A lui si deve soprattutto la ri-scoperta e codificazione della Nota Tonica personale, il suono-base che caratterizza ogni essere umano, grazie al quale sono possibili una serie di tecniche autoterapeutiche su basi matematiche che danno dignità e valore scientifico a tutto il suo sistema musicoterapeutico, denominato "Nada Brahma Yoga" .

Dal 1990 al 1992, dopo aver frequentato un suo seminario a Montecatini, sono diventato suo allievo, frequentando il corso triennale in Musicoterapia NadaBrahama Yoga da lui tenuto in Lombardia, a Torre de Busi in provincia di Bergamo. Sono stati tre anni intensi di grande approfondimento di una materia vasta e affascinante, grazie al quale ho potuto un po' alla volta mettere in pratica con soddisfazione tutti gli insegnamenti che Vemu Mukunda aveva saputo trasferire con incredibile energia, passione e competenza. In seguito ho avuto modo di continuare il mio rapporto con lui, seguendolo e facendo da traduttore ai suoi seminari in Italia. Ho anche avuto la fortuna e il piacere di essere suo ospite in India, a Bangalore, dove aveva organizzato per me una serata musicale (Gandharva Vidya Niketan), facendomi esibire con musicisti locali: per l'occasione avevo suonato la chitarra e lo yanchin. Avevo inoltre tenuto una breve conferenza sul Canto Armonico (Overtones), facendo alcune dimostrazioni in pubblico. Purtroppo la sua prematura scomparsa ci ha privato di un raffinato musicista e un instancabile ricercatore e innovatore.
Il Corso di Formazione in Musicoterapia Nada Yoga, attivo a Padova e Roma, vuole essere anche un omaggio a questo grande Maestro, nella speranza che altre persone possano venire a conoscenza della materia e diffonderla correttamente, secondo la tradizione che lui aveva saputo così sapientemente mettere a disposizione del mondo occidentale, dando finalmente una connotazione scientifica e spirituale al tempo stesso al tanto abusato termine "musicoterapia".

A SCUOLA DA MUKUNDA

In questa sezione vengono riportati alcuni files audio con la registrazione di estratti da un seminario tenuto a Padova dal prof. Mukunda il 21/09/1992, dove ho avuto il piacere e l'onore di assisterlo nella traduzione.

1. DECODIFICA DEL SUONO
2. LA TONICA PERSONALE
3. MOVIMENTO COSCIENZA
4. SPIEGAZIONE DEL MANTRA "OM GAM KLIIM"
MUKUNDA MUSIC

Un estratto da una registrazione musicale (in cassetta) di Vemu Mukunda alla Sarasvati Veena, accompagnato dai suoi percussionisti Ravishankar (mridangam) e Prakash (ghatam):

1. RAGA HAMSADWANI


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La Sala da Musica
(Jalsaghar, India, 1958)

Regia: Satyajit Ray
con Chlabi Biswas, Kali Sarkar

Bengala, anni Venti. Dopo essere andato in rovina per il piacere della musica e l'orgoglio di dare raffinati concerti, l'improvvisa morte del figlio e della moglie fanno cadere il protagonista, Biswambhar Roy, un signore feudale ormai decaduto, nella più cupa delle solitudini: solo la voglia di dare una lezione a un vicino volgare gli farà aprire nuovamente la sala da musica per un ultimo straordinario concerto con la ballerina Krishna Bai.
Raitre.rai.it

Ray, attraverso il personaggio del signore feudale, ci offre un ritratto doloroso e inquietante dell'orgoglio di casta. Un grande romanzo storico tratto da un racconto di Tarasankar Banerjee. Splendidi i numeri musicali.
film.tv.it

In Jalsaghar, il regista Satyajit Ray esamina lo storico conflitto tra la nobiltà terriera e la nuova classe borghese, tra quelli che abitano nel passato e quelli che abbracciano il futuro. Utilizzando lo stesso meticoloso, non forzato stile impiegato nella sua celebrata Trilogia di Apu, Ray esplora come il bisogno di un uomo di uno stile di vita sontuoso porti inesorabilmente alla sua completa rovina. E' un'affascinante istantanea della cultura indiana degli anni '30, nonchè un racconto accurato dei pericoli che provengono dall'eccesso di auto-compiacimento.
Ray ha girato Jalsaghar tra il secondo (Aparajito) e il terzo (Apur Sansar) capitolo della trilogia di Apu. Dopo due film (Pather Panchali, Aparajito) che trattavano in una prospettiva intima le vicende di una famiglia povera, Ray si sposta all'altro capo dello spettro sociale, a quelli che vivono nei palazzi, che comandano legioni di servi, e che danno feste sontuose. La tragedia, ovviamente, non fa differenze di classi, e le perdite hanno ugual peso sia per Apu che per il protagonista di Jalsaghar, Huzar Biswambhar Roy (Chhabi Biswas). le loro reazioni alla tragiche circostanze sono prevedibilmente differenti -- Apu continua a lottare; Huzar si arrende. [...] Nella trilogia di Apu, Ray ci porta nel mondo del protagonista, incoraggiandoci a simpatizzare con Apu attraverso i suoi trionfi e le sue tragedie. In Jalsaghar, l'approccio dell'autore è differente. Distacca il pubblico dai personaggi, permettendoci di osservare la cultura e gli eventi da una prospettiva distaccata. Come risultato, mentre questo film difetta della sublime bellezza e della forza della semplicità che ritroviamo nelle pellicole dedicate ad Apu, non perde però del suo fascino di evoluzione intellettuale. Ciò non significa che Jalsaghar non produce impatto emotivo, ma l'intento è differente. Tuttavia lo spettatore non condivide la disperazione di Huzar, ha pietà di lui, imputa al protagonista di essere egli stesso la causa della sua rovina.
Analizzato insieme alla trilogia di Apu, Jalsaghar stimola studi affascinanti di similitudini e contrasti, e ci aiuta a vedere un altro livello della maestria cinematografica di Ray. E' un film di una gran forza visiva [...]. Se è vero che questo film non raggiunge le vette raggiunte da Aparajito e Apur Sansar, è pur vero che l'opera merita comunque il suo posto di rilievo all'interno della lista dei capolavori dell'autore.
James Berardinelli

"The Music Room" è il suo (di Ray) film più evocativo, ed egli lo riempie di particolari visivi interessanti. [...] Malgrado il lusso sbiadito che circonda Huzur, il film appare completamente disadorno. Forse come reazione alle centinaia di sovraccarichi melodrammi musicali prodotti ogni anno in India, Ray crea uno studio austero del personaggio -- anche attraverso la musica. Il suo eroe merita il paragone con Re Lear, perchè, come Lear, desta la nostra compassione persino mentre cede alla sua vanità e commette, in maniera testarda, tantissimi errori. Come Lear, pensa a sè più come una vittima che come un carnefice. Come Lear, si sbaglia.
Roger Ebert




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Bashù


ERITREA, PROGETTO BASHU'
Sabato 1 marzo 2008 ore 20.00
PADOVA - Ristorante Aregash di Viale della Repubblica 8/d a Tencarola di Selvazzano PD
CENA DI BENEFICIENZA e musica orientale
a cura dell'Associazione Bashù
via Scrovegni n.1 Padova
PRENOTAZIONE Tel. 049 9900342 347 2605869
mail@banshu.org

L'Associazione Bashù organizza una cena per raccolta fondi destinati ad un villaggio eritreo: il progetto è, di fatto, lo stesso che ha realizzato l'anno scorso a Medrezien, un altro villaggio eritreo vicino ad Asmara.
Nel corso della serata Riccardo Misto suonerà alcuni strumenti orientali, accompagnato alla tanpura da Silvia Refatto. E' presvisto anche un numero di danza con Sherazed.

MENU' SERATA
Per quanto riguarda il menù, il costo è di 23 euro (bevande incluse) e comprenderà le seguenti specialità eritree ed etiopi:
- Ingera (tipico pane acido)
- Zighinì (spezzatino di manzo)
- Shirò (farina di ceci)
- Bressen (lenticchie)
- Alicia (verdure speziate)
- Caffé eritreo
- Tè speziato
- Mes (bevanda a base di miele)
- Ambascia (focaccia eritrea)


PRESENTAZIONE BASHU'


PROGETTO ADI TSENAF

PIANTINA RISTORANTE


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Conferenze La Meditazione del Suono

info@nadayoga.it

Venerdì, ore 20.30
7 marzo 2008
CONFERENZA
"LA MEDITAZIONE DEL SUONO"
Aspetti Fisici e Metafisici del Suono e della Musica
Musicoterapia Occidentale e Orientale,
Presentazione del Seminario di Yoga del Suono

a cura di
Riccardo Misto, musicista e musicoterapeuta

Domenica, dalle 9.00 alle 19.00
16 marzo 2008
SEMINARIO
di Yoga del Suono e Canto armonico


SPAZIO CON TATTO
PADOVA - via R. Marin 14
spaziocon.tatto@gmail.com

Cosa porta l’intimo piacere e la passione di un musicista a curare con la Musica? Cosa lo spinge a viaggiare in Oriente alla ricerca delle origini del Suono, incontrando in India maestri come Vemu Mukunda, a studiare testi filosofici, ad affrontare nuovi “strumenti” e lavorare con musicisti di vari Paesi, ad esplorare modalità insolite di usare la voce? Perché proviamo piacere, disagio, emozioni attraverso la Musica? Che relazione esiste fra la voce di una persona e i suoi stati emotivi? Cosa nascondono gli Hertz, vibrazioni emesse nell’etere e contenute negli oggetti e negli esseri animati? Che vibrazioni nasconde l’Universo a chi lo “ascolta”? E se esiste una sinfonia cosmica, qual è il nostro suono e ritmo interiore?

Nel corso della serata verranno illustrate e spiegate le strette relazioni esistenti tra la vibrazione sonora e il mondo manifesto, partendo dagli assunti di tutte le cosmogonie per arrivare alle più recenti teorie musicoterapeutiche. Un viaggio sonoro, attraverso antichi strumenti musicali orientali e particolari tecniche vocali, per conoscere gli effetti del suono e della musica su corpo e psiche, e capire come sia possibile usare tali mezzi per una profonda conoscenza di sé e per un’autentica evoluzione spirituale. Verrà inoltre presentato il seminario intensivo di Nada Yoga e Canto Armonico del 16 marzo 2008


PROGRAMMA SEMINARIO

BROCHURE CON TATTO



Riccardo Misto mentre suona la Vichitra Veena, accompagnato alla Tanpura da Silvia Refatto, durante la conferenza concerto.



Esempio di undertones tibetani



Canto armonico in stile mongolo (glottide)


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